Tommaso Marangio, dopo la perdita del figlio nelle onde oceaniche di Tenerife, scrive e pubblica il libro La stanza dei buoni

Tommaso Marangio pubblica libro La stanza dei buoni
Ciao a tutti e benvenuti a questa nuovissima intervista di BookNess.

Per me è veramente un grandissimo piacere avere dall’altra parte Tommaso Marangio, autore di un libro molto profondo, un libro che contiene un vissuto emotivamente forte, ma lascio a lui la parola.

Tommaso ciao, dicci chi sei e di che cosa ti occupi.

Buonasera a tutti.

Sono Tommaso Marangio, musicista, insegnante di musica e chitarra, scrivo canzoni, compongo anche musiche e mi cimento nello scrivere poesie e libri.

Il primo libro che ho scritto è autobiografico.

Volevo raccontare la mia storia e il mio vissuto, quello che mi è accaduto nel 2016, quando, nelle acque di Tenerife, ho perso mio figlio a causa delle correnti oceaniche, cosa che naturalmente non auguro a nessuno.

E’ stata veramente dura trovare la forza di riprendere a vivere, farsene una ragione, ma la musica, così tanto amata anche da mio figlio, che suonava il violoncello, mi è venuta incontro.

E lui mi ha sempre spronato ad impegnarmi in questa arte, a comporre, a creare, insegnare e tutto ciò, mi ha veramente aiutato.

Il mio libro parla di questa vicenda, ma anche della mia vita; comincia dal mio vissuto, dal matrimonio con mia moglie fino ad arrivare, principalmente, a lui, a parlare di lui, di com’era, fino quel giorno.

Ma racconta anche dei problemi avuti per rimpatriarlo in Italia, delle problematiche burocratiche, di tutte le difficoltà ed è una storia intessuta di tanti e tanti piccoli aneddoti, volti anche a stemperare, spesso molto molto forti, ma sempre risolutivi.

Tommaso il titolo del libro è La Stanza Dei Buoni.

Qual è il significato di questo titolo?

La Stanza Dei Buoni è il titolo di una canzone, di un Blues, che gli ho dedicato.
Come si chiamava tuo figlio?
Mio figlio si chiamava Riccardo, e tutti lo chiamavano “Treno”, perché era un ragazzo pieno di energia, con una marcia in più e molto ottimista.

Diceva sempre “cerchiamo di prendere quello che c’è di buono in ogni cosa”.

Ed io sto cercando di prendere tutto il buono che c’è anche da questa sventura.

Ho voluto dedicargli una canzone Blues, anzi più di una.

In questo Blues parlo della Stanza dei Buoni: luogo del Paradiso dove secondo me lui adesso sta, e dove io spero un giorno di andare, per cantare insieme questo Blues, questo nostro Blues, e il titolo del libro e riprende questa tematica.

Lo scopo del libro, e della mia vita, è far capire a chiunque abbia delle difficoltà, per la perdita di un proprio caro, per malattie o situazioni varie, che bisogna trovare sempre qualcosa di buono in tutto ciò che ci accade, di affrontare la vita, non a muso duro, ma con il sorriso.

Ritrovare il sorriso è ciò che mi sono ripromesso, quando stavo per cadere in depressione.

Tutti eravamo in difficoltà, tutta la mia famiglia, mia moglie, i miei figli.

Mi sono ripromesso di convertire ogni lacrima, ogni emozione in qualcosa di creativo, di positivo e questo ha dato forza a tutti noi, alla mia famiglia.

Come se, grazie a lui, avessi preso la mia famiglia per mano.

Ormai sono passati cinque anni da allora ed è, già da un po’, che riusciamo a sorridere alla vita e non solo, ma ad avere la forza di vivere.

La scrittura quindi come una sorta di terapia, di ribellione al dolore e, come hai riportato nella descrizione del libro, di abbraccio dell’amore.

La tua opera contiene entrambi questi due sentimenti, l’amore e il dolore.

Quando hai pensato di scrivere un libro sulla tragedia che ti è capitata?

Domanda giusta.
Inizialmente avevo pensato di dedicare una canzone a mio figlio, visto che erano anni che scrivevo, ma mai avevo dedicato qualcosa a lui.

Mi sono reso conto così, che dovevo parlare di questa storia, ne sentivo il bisogno, cominciavo a prendere degli appunti quasi come a voler fare uno spettacolo teatrale, un recital, un cortometraggio, un film, qualcosa e dietro un suggerimento di un mio carissimo amico, ho iniziato a scrivere questo libro.

Inizio parlando di me, di quando ero ragazzo, senza soffermarmi troppo, per raccontare subito di lui. Ho chiesto aiuto anche ai suoi amici, perché ne aveva tanti, e questo mi ha permesso, attraverso i loro racconti, di scoprire mio figlio fino in fondo.

E così è nato questo libro e, chi l’ha letto, ha notato che è permeato da una gran bella scrittura, qualcosa che viene dal cuore, mai pedante, mai noiosa, mai troppo drammatica, ma molto intensa.

Il protagonista del tuo libro, tuo figlio, tu, ovvero due anime, due persone che si rincontreranno prima o poi. É una storia di due “sognatori”, come li hai definiti, un po’ simili, con le stesse passioni.

E quali erano queste passioni?

Sicuramente la musica, ma anche la natura, la voglia di viaggiare e di conoscere il mondo, di offrire alla gente sempre un sorriso.

Mio figlio aveva una certa solidarietà. Laureato in sociologia, stava studiando da infermiere perché voleva rimanere a vivere in quei posti, proprio per aiutare le persone, e far parte di gruppi di volontariato.

Altre cose che ci univano erano il desiderio delle amicizie, della famiglia, tutte cose che creavano intorno a noi un un alone di genuinità, sincerità e semplicità.

Questo libro è quindi anche un messaggio di speranza per chi ha vissuto dei lutti forti, veramente importanti.

Credo che nulla sia più doloroso della perdita di un figlio.

Qual è il consiglio che tu daresti a una persona che ha vissuto un’esperienza di questo tipo?

É un processo naturalissimo e dico sempre che quello che viene fuori dalla persona è un processo spontaneo.

Il mio lavoro è un po come se fosse l’istruttore di scuola guida. Il primo consiglio che mi sento di dare è qualcosa di interiore, spirituale: cercare di trovare quel filo che possa legarsi spiritualmente alla persona che abbiamo perso.

Cercare di capire che quella persona, quel filo, quella energia, resta, rimane e vederci soffrire non può fargli bene.

Ciò che voglio che si comprenda è che non si possono reprimere queste emozioni, queste lacrime, ma vanno lasciate uscire e convertirle successivamente in qualcosa di positivo. Perché chi è andato via sa di aver lasciato sofferenza ai propri cari e, in questo modo, si può riuscire a trovare un senso e la forza per andare avanti.

Quando mi hai contattato la prima volta, questo libro aveva già avuto una prima versione, che secondo te, era incompleta. Così abbiamo lavorato insieme per completarla, riproponendolo in maniera diversa.

Questa ultima edizione, cosa ha in più rispetto a quella precedente?

Sicuramente ciò che ha in più non è solo una veste e un titolo nuovo, che si addice molto di più all’evento.

Nel raccontare questa storia, dopo aver parlato dell’accaduto, dopo aver finalmente ricevuto le ceneri e dato l’ultimo saluto, mi sono dilungato sul come tutto poi prenda un aspetto positivo.

É su questa parte che siamo intervenuti, abbiamo corretto e sintetizzato alcune cose, dato una spolverata generale di editing, rendendo il libro veramente fruibile e bello.

Le recensioni che stai ottenendo, al di là di quelle che vediamo su Amazon, sono veramente ottime.

Come forse si è visto, non posso fare a meno di commuovermi ogni volta che parliamo di questo libro ed è un libro che non posso non consigliare.

Un libro assolutamente da leggere non tanto, perdonami la schiettezza, per la tragedia che riporta, ma per la tua esperienza, per ciò che hai fatto nel trasporre queste emozioni, questa conoscenza che hai dovuto apprendere in un libro.

Assolutamente non banale, un libro di oltre 300 pagine che si lascia legge tutto d’un fiato, che si ama leggere tutto d’un fiato, ed è proprio quello che mi è successo, cosa che negli ultimi anni stento a fare.

Per quel che riguarda la musica, come si lega e come si interseca all’interno di questo racconto?

Si interseca molto bene perché, come dicevo prima, non ho scritto una canzone soltanto, ma diverse. Man mano che nasceva il libro, nascevano anche le canzoni e via via che uscivo fuori da questa situazione, riuscivo a trovare le musiche, l’ispirazione.

Ho composto 17 tracce, fatto un bel CD audio di 67 minuti, di cui qualcuna in inglese, molte in italiano, che raccontano un po’ l’accaduto, l’esperienza vissuta con gli amici e con altre persone, esternando ogni mia sensazione.

Di questo CD, ne ho fatto anche una versione digitale che, oltre a girare su tutte le piattaforme, è inserita in una pagina nascosta del mio sito. Chi compra il libro riceve in omaggio un QR Code, con cui può scaricare l’intero CD, un omaggio di 18 euro.

Voglio dire una cosa relativa all’ultima traccia, Siccome, che fa riferimento alla parte finale del libro, e, anche se mio figlio non c’è più, il libro ha un lieto fine, positivo, con qualcosa di magico. Mio figlio Riccardo c’era già prima di nascere, prima ancora di sposarmi con mia moglie, e il lettore potrà scoprire e vedere perché dico questo, e si accorgerà inoltre che c’è anche dopo, questa energia c’è!

Il finale è giusto, è positivo. Bisogna sempre prendere quello che c’è di buono in ogni cosa e io ho cercato di metterlo in pratica, proprio grazie a lui.

Questa storia ha un finale positivo e, in accordo con ciò che stai dicendo, non è mai intrisa di narrazioni pietose, né di ricerca della compassione.
Esatto.

Tutto ciò si collega alla tua volontà di portarci a questo tipo di finale e a questa consapevolezza un po’ antitetica, perché una tragedia di questo tipo è inevitabile che porti ad uno stato d’animo di indefinito dolore.

Tu invece ci stai dando un grande insegnamento e questo libro contiene proprio il modo in cui vuoi raccontarci questo insegnamento.

Spero, al di là di tutto, che questa tua opera sia veramente di aiuto per chi ha un enorme ostacolo da superare, ogni giorno.

Tommaso, credo fortemente che questo sia il momento di condividere questo straordinario libro, perché davvero straordinario, con tutte le persone che ci seguono.

Il libro si intitola La Stanza Dei Buoni, ed è un po’, per chi crede in Dio, il Paradiso, laddove si incontrano le persone che si amano a distanza di un tempo, quando non saranno più su questa Terra.

La Stanza Dei buoni è una storia di disperazione, amore e speranza per ritrovarsi, finalmente, in quella stanza, anche fosse solo per pochi istanti. Questo è il sottotitolo del libro di Tommaso Marangio, che si trova su Amazon, in cartaceo ed in ebook.

All’interno del libro ci sono poi, in omaggio, le tracce del CD, scaricabili con il QR Code. Per chi volesse contattarti Tommaso, a quale mail o su quale sito web può scriverti?

Possono contattarmi sul mio sito tommyblues.com, oppure anche dalla pagina del vecchio libro che porta ancora il titolo Va Tutto Bene.

Oppure possono contattarmi anche tramite mail all’indirizzo lipacci@gmail. com.

Quindi la prima versione del libro si chiamava Va Tutto Bene.
Si, per dare ottimismo.

Va Tutto Bene, assolutamente ottimista come disposizione d’animo, considerando il racconto, ma l’ultima versione, quella che Tommaso ci sta condividendo, La Stanza Dei Buoni, con una bellissima copertina, è più completa.

Tommaso grazie, grazie veramente per la tua condivisione, ma soprattutto grazie per avermi dato la possibilità di pubblicare questo libro, il libro più importante che io abbia mai pubblicato.

Grazie e ci vediamo presto.

Sì, grazie a te di avermi aiutato e di avermi seguito in questa mia avventura.

Grazie tante.

Mauro ci hai aperto un mondo straordinario e devo dirti che mai hai quasi ipnotizzato.

Quasi, e online.

Quando passi nelle marche che siamo così vicini e ci facciamo un bel pranzetto?
Ti vengo a trovare non c’è bisogno di passare, perché vado frequentemente su e giù per lavoro, cosi quando passo per il Salento ci mettiamo d’accordo e vengo volentieri, con grande piacere.
Mauro sei un grande.

Un abbraccio a presto.

Ciao Emanuele e grazie.

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